In uno dei suoi più grandi successi letterari, Paulo Coelho racconta la storia dell’Alchimista, un personaggio fuori dal comune, un visionario che aiuta Santiago, protagonista del romanzo, a comprendere il suo viaggio e a trovare la sua “leggenda personale”. Una guida spirituale con una mente illuminata, in grado di insegnare al giovane la difficile arte di leggere i segni e di cogliere i segnali che l’universo gli offre lungo il suo percorso. Il tutto per aiutarlo a realizzare i propri sogni.
Senza eccedere di presunzione, Gianluca Piroli può essere definito una sorta di Alchimista in tutto quello che fa: un creativo ispirato e ispirante, capace di vedere sempre oltre il visibile e di cogliere significati nascosti, per trovare soluzioni e indicare la via del successo a tutti quelli che si rivolgono a lui. Una dote innata, la sua, che si unisce a istinto, sensibilità, passione, curiosità e voglia di uscire dagli schemi. Sempre. Grazie a un’anima rock e ribelle, a una mente perfettamente “spettinata” da un flusso continuo di idee, immagini e parole, Gianluca Piroli ha permesso a moltissime aziende di raggiungere, negli anni, livelli di eccellenza internazionale.
Fondatore, presidente e art director di Acme Srl, agenzia di comunicazione e pubblicità con sede a Vignola, nel modenese, autore e curatore di libri e riviste, nonché braccio destro di Fabrizio Zampetti, massimo esperto in Italia del Luxury Real Estate, Gianluca Piroli è un professionista che non si accontenta mai, sempre in cammino, pronto ad affrontare nuove sfide, come ci racconta in questa intervista esclusiva.

Quando ha capito che la comunicazione era il suo mondo e la creatività il suo habitat naturale?
Molto presto, ero ancora un ragazzo. In realtà, il mio sogno era di diventare un musicista. Dopo essermi diplomato all’Istituto d’Arte di Parma, sono infatti andato a Londra, ma mia madre voleva che trovassi un lavoro “serio” e “sicuro”. Così, per farla felice, sono tornato in Emilia e ho sostenuto un colloquio con Barilla, convinto però che non avrebbero mai assunto un ragazzo punk e ribelle.
E invece lo hanno assunto.
Stavano per farlo. Ma sapevo che quella non era la mia strada. Avevo bisogno di stare a contatto con persone “matte”, viaggiare, conoscere, mettermi alla prova ogni giorno, inventare cose nuove. Ho rifiutato l’offerta e sono andato a vendere shopping bag, che all’epoca erano considerate accessori strani, molto alternativi. Le proponevo alle aziende, in qualità di agente di commercio. In quel periodo, parlo della metà degli anni Ottanta, ho anche ricontattato vecchi amici e compagni dell’Istituto d’Arte, grafici e creativi molto talentuosi.
I tempi erano maturi per fare il salto di qualità.
Grazie a questi amici creativi di Parma ho ricevuto stimoli ed esempi preziosi, maturando esperienza, senza mai cadere nella trappola dell’omologazione. Ho cominciato a collaborare con aziende come Midwest, Fiorucci, Sisley, Wrangler, Best Company, Levi’s, Lee, Pollini, Americanino, occupandomi della realizzazione di oggetti di merchandising e complementi destinati ai punti vendita. Insomma, risolvevo problemi, creando visioni tridimensionali per chi restava imprigionato in quella bidimensionale. Ricordo che Alessandro Fornari e Roberto Pia, agli albori del tessuto stone washed, mi chiesero di inventare un sistema per applicare sassolini di pietra pomice a un cartellino destinato al retrotasca di pantaloni firmati Vans.
E cosa si è inventato?
Un giorno sono entrato in una tabaccheria e ho visto le pile della Duracell. Ho osservato la confezione, non sapevo nemmeno che si chiamasse blister. All’epoca non esisteva l’AI, non c’era nemmeno internet a venirmi in soccorso e a darmi spiegazioni.
E quindi ha tratto ispirazione dal blister delle pile per soddisfare la richiesta di Vans.
Esatto. Quell’episodio mi ha fatto capire che potevo spingere sull’acceleratore e occuparmi di cose sempre più complesse. Così ho cominciato a creare oggetti diversi, molto particolari.
Tanto da richiamare l’attenzione di mostri sacri della moda come Ferrè, Jean Paul Gaultier…
Il primo oggetto da vetrina della mia carriera l’ho realizzato per Gianfranco Ferrè. Avevo 22 anni. Un prototipo che lo stilista ha amato al primo colpo e subito prodotto. Una targa molto particolare che ho rivisto qualche anno più tardi esposta a Las Vegas.
In quel periodo era l’unico creativo a realizzare questi oggetti così speciali. Anche Diesel e Replay si contendevano un giovane talento come Lei.
Erano due realtà appena nate. Renzo Rosso mi chiese di realizzare una linea di orologi e calendari in metallo, oggetti che, tra l’altro, sono oggi in bella mostra in casa di un famoso cantante, acquistati in un mercatino dell’antiquariato. Con Replay il legame è stato molto più forte e duraturo.
La sua mano era ben visibile già nel 1990, nel bellissimo Replay Country Store di Milano, in Corso Vittorio Emanuele.
Ho lavorato intensamente per sei anni come direttore creativo di Replay. Quando sono entrato, il fatturato era di dieci miliardi di lire. Nel 1995, anno in cui si è conclusa la mia avventura con il celebre brand di abbigliamento, era salito a quota 400 miliardi.
Qual è stata la sua sfida successiva?
A 29 anni sono diventato direttore creativo di Euro Cormar, società di Firenze specializzata nella distribuzione di brand luxury come Calvin Klein, Cotton Belt, Spitfire, British Kakhy, Second Hand. Il marchio Cotton Belt è ancora oggi quello che ho creato con le mie mani: ho lavorato al rinnovo dell’immagine completa, dal packaging e labeling, fino alla presentazione nel punto vendita, dalle fiere alle campagne pubblicitarie. Second Hand è stata una mia idea condivisa con lo stilista: un concept che rimandava alle cose vissute, riciclate, rinate a nuovi usi.
Che è la filosofia del marchio Man Made, altra sua creatura.
Un marchio specializzato nella ingegnerizzazione e realizzazione di oggetti, complementi d’arredo e soluzioni innovative per il punto vendita. Ho collaborato con The North Face, Napapijri, Sundek. Ho ricevuto due premi internazionali per questi progetti, oltre a un encomio. Una bella soddisfazione, anche se in quel momento della mia vita, la vera vittoria è stata la nascita di mio figlio Michelangelo.
La famiglia e gli affetti lo hanno riportato stabilmente in Italia, a scegliere un paese tranquillo, immerso nel verde, come quartier generale della sua agenzia di comunicazione, Acme Srl.
Sì, Vignola era il posto perfetto sia per crescere mio figlio, sia per lavorare con serenità a tutti i miei progetti. E lo è ancora oggi. Nel frattempo, e per oltre vent’anni, ho lavorato anche come consulente a distanza per Mason’s. Nicola Martini e Massimo Bertelli avevano apprezzato molto ciò che avevo realizzato per Second Hand. Volevano che creassi qualcosa di simile anche per la loro azienda. Il successo è arrivato così. Probabilmente quell’intuizione è stata veramente geniale.

Con l’arrivo del nuovo Millennio è iniziata anche la sua avventura con Maxima, leader nel settore dell’edilizia.
Quando ho cominciato ad occuparmi della sua immagine e della sua comunicazione, Maxima era ancora un’azienda piccola. Nel tempo è diventata una società di livello internazionale, oggi rappresentata da un testimonial di prestigio come Carlo Ancelotti che ho voluto fortemente, come in passato ho scelto in prima persona Fabio Cannavaro e Martìn Castrogiovanni.
Un rapporto con Maxima che dura da oltre vent’anni, come del resto quella con Fabrizio Zampetti e la sua NON agenzia immobiliare, punto di riferimento in Italia del Luxury Real Estate, ora approdata anche a Miami.
Una persona speciale, che si è subito affidata alla mia esperienza. Dalla nostra collaborazione sono nati tantissimi progetti, anche editoriali: la rivista Casa ed Eleganza, libri di successo che ho curato personalmente, come la biografia Nulla accade per caso, edita da Rizzoli, e il docufilm dedicato alla vita di Zampetti, fino al suo seguitissimo programma Casa contro Casa, in onda su Sky e TV8.
Tra le altre proposte editoriali ci sono ARSfolio, rivista dedicata al mondo dell’arte, altra sua grande passione insieme alla musica e al design, e la neonata Luxury Lovers, in collaborazione con LORO Gioielli di Brescia.
In appena sei mesi di collaborazione, LORO ha aumentato il suo fatturato del 100%. L’idea di un sito e di una rivista dedicata al settore luxury e gioielli sta piacendo moltissimo. Tra le nuove collaborazioni vorrei menzionare anche quella con Aircraft Studio Design di Mirco Pecorari, uno dei più famosi e talentuosi designer di aerei al mondo. Con lui stiamo lavorando a progetti di livello internazionale.
Tra un progetto e una nuova collaborazione, è anche riuscito a laurearsi a pieni voti in Scienze Politiche.
Una delle soddisfazioni più grandi della mia vita. Ho sempre avuto a cuore i diritti umani. Una decina di anni fa ho creato Toodog®, una linea di calzature e abbigliamento con una particolare attenzione all’ecologia, tutta Made in Italy. Parte del ricavato delle vendite è destinato a finanziare importanti progetti dell’Associazione per i Diritti Umani e la Tolleranza ONLUS, di cui sono ambasciatore. Da anni collaboro anche con Rock No War. Ho sempre pensato che oltre il business ci sia il cuore.
E il suo cuore ora dove la porterà?
A pubblicare un libro che ho in cantiere da anni. Finalmente è terminato. Si intitolerà Intanto che aspettavo il carroattrezzi, anch’io ho scritto un libro sul marketing. E poi uscirà un disco, con un artista che stimo molto.
Qual è la frase che più la rappresenta in questo momento?
Parafrasando il claim di Acme, Trust us to shine, direi Trust me to shine. Perché mi piace far brillare gli altri.