La notte porta consiglio”, recita un celebre proverbio. E il blu dell’oscurità ha davvero ispirato ed esaltato al meglio, la stella di Armani.
Con la sua “Rapsodia in blu” lo stilista ha chiuso il penultimo giorno della Milan Fashion Week. L’appuntamento questa volta era al Silos, lo spazio del designer che accoglie le sue memorie e ospita mostre prestigiose, proprio di fronte al teatro dove abitualmente si svolgono gli show.
Già da questo spostamento d’indirizzo, si coglie il desiderio di innalzare vieppiù, il livello delle collezioni ammiraglie. Già perché nello spettacolo molto sobrio e raccolto a partire dalla passerella piatta e nera, c’è anche l‘uomo.
PER LUI RIAPPARE LA CRAVATTA
Proprio lui quasi sempre in doppio petto anche sei bottoni nello smoking riappare la cravatta.
Lei invece, nel rigore di un’eleganza senza decorazioni gratuite, indossa giacche brevi e asciutte in contrasto con in pantaloni fluttuanti e un po’ad anfora di velluto. Attenzione però alcuni drappeggi sono stampati sulla seta e ingannano l’occhio. Che viene catturato inevitabilmente dagli intarsi di trasparenze sui corpetti sexy ma sempre e comunque pudici.
Da notare il denominatore comune di un segno grafico sinuoso che delinea anche le allacciature delle giacche: sembra una G di Giorgio, diluita, ma anche di Gruau, inteso come Renè uno dei più grandi illustratori del ‘900 che guarda caso attingeva alla linearità nipponica, tanto cara ad Armani.

SEMI FINALI
Anche il quinto giorno delle sfilate, ormai alle battute finali è stato serratissimo. In mattinata dopo Ferragamo è tornata in passerella la griffe di Roberto Cavalli che dopo l’assenza del suo fondatore sembra essere caduta nell’oblio del glamour. Cresce invece l’appeal di Ermanno Scervino. Lo stilista non si alambicca in analisi socio culturali ma lascia parlare le sue lavorazioni artigianali.
Prima del gran finale di Armani, Missoni ha messo in scena le collezioni maschili e femminili al Palazzo del Ghiaccio, sede abituale degli show di Etro. Angela da quando ha ereditato la direzione artistica della maison dai genitori Tai e Rosita, lavora sul dna di casa ma in termini di ricerca ossessiva della leggerezza. Sino a trasformare la maglia in un velo.
Così, se gli abiti di lamé riproducono visioni di città del mondo che ricordano un motivo d’archivio con i monumenti delle città d’arte italiane, i blouson da uomo in nappa sono addirittura doppiati di maglia. Curioso, tra gli jacquard un motivo che sembra una sequenza di pini di montagna ma orizzontali. La chiameremo green greca? Anche la natura cambia tanti versi.
